Tabaccoebook

I edizione: aprile 2011 1932, 1960 by Erskine CaldwellPrefazione: 2011 by Joe R. Lansdale 2011 Fazi Editore srlVia Isonzo 42, RomaTutti i diritti riservatiTitolo originale: Tobacco RoadTraduzione dall’inglese di Luca Briasco Forse sono state le copertine troppo sgargianti; forse il fatto che fosse così prolifico e scrivesse a tratti in unostile comico e deliberatamente volgare; o forse è perchéha avuto un successo enorme e ha guadagnato montagnedi quattrini. Quale ne sia il motivo, Erskine Caldwellnon è mai stato riconosciuto per quel che è stato: un im-portante autore letterario che ha scelto il Sud degli StatiUniti come sfondo per le sue opere.
Nessuno avrebbe potuto facilmente immaginare che Caldwell, nato in Georgia nel 1903, figlio unico di unministro del culto, sarebbe diventato uno scrittore ge-neralmente associato a racconti impregnati di sesso eviolenza, ignoranza e avidità. Anzi, trovandoselo davan-ti, nessuno avrebbe indovinato anche soltanto che fa-cesse lo scrittore. Ben lungi dall’essere timido e riserva-to, era un uomo robusto e di bell’aspetto, molto più si-mile a un giocatore di football americano (come in ef-fetti era stato) che a un autore.
E invece Caldwell ha fatto lo scrittore fino alla sua morte, nel 1987, diventando non solo uno dei più famo-si della sua generazione, ma anche tra i più letti di tutti itempi. Essere popolari e prolifici non è mai un buon bi- glietto da visita per i critici, che privilegiano autori me-no produttivi e più oscuri; per questo, fin dagli esordi,Caldwell ha sopportato non poche stroncature, anche seper un certo periodo è riuscito a prevalere su ogni attac-co e a essere considerato un romanziere di primo piano,nella stessa vena di William Faulkner e Flannery O’Con-nor. Mentre però la reputazione dei due colleghi si èconsolidata nel tempo (con pieno merito), a quella diCaldwell è (immeritatamente) successo il contrario.
Quando il boom delle edizioni tascabili muoveva i pri- mi passi, Caldwell permise che i suoi romanzi fossero ri-stampati con copertine vistose raffiguranti donne bellissi-me con gambe lunghe e vestite da contadinelle, a suggeri-re che i suoi libri parlavano soprattutto di sesso. Quellecopertine attrassero molti lettori, in un primo tempo qua-si tutti uomini, e i libri di Caldwell vendettero incredibil-mente bene. In effetti, il sesso non mancava, in quei ro-manzi, ma c’erano molte altre cose, incluso uno sguardocinico sulle vite della gente del Sud, bianca e nera, sullapovertà e sull’ignoranza, sull’obbedienza cieca alla reli-gione, la ristrettezza delle opinioni in ambito politico e so-ciale, e una sorta di miope accettazione del razzismo.
La natura dei libri di Caldwell fece infuriare molti abi- tanti del Sud, convinti che l’autore li avesse traditi. I suoiromanzi, tuttavia, non intendevano rappresentare il Sudnella sua totalità, ma mostrarne gli aspetti peggiori conuno stile assai meno grossolano di quanto molti abbianovoluto credere. Caldwell, come Faulkner e O’Connor, hainventato la letteratura del Sud. Il suo approccio era di-retto, solo apparentemente semplice, in realtà profonda-mente umoristico. Lo scrittore sembra condividere in pie-no l’opinione di Mark Twain, secondo il quale l’umorismo è in realtà mortalmente serio. Una volta Twain ha detto:«Non c’è umorismo in paradiso», lasciando intendere chetutte le cose di cui si ride sono in un modo o nell’altro tra-giche, anche se in scala minore. E che l’umorismo è primadi tutto uno strumento per mettere in ridicolo ed esami-nare gli aspetti più oscuri della natura umana.
Benché Caldwell abbia scritto un numero considere- vole di racconti, i migliori dei quali, a mio giudizio, so-no stati raccolti in The Black and White Stories of Erski-ne Caldwell, la sua fama è legata soprattutto ai romanzi,e a due in particolare. È anche probabile che questi duelibri abbiano stabilito una sorta di modello di riferimen-to perfettamente riconoscibile, che ha finito per dan-neggiare la reputazione letteraria dell’autore. Come Ja-mes Cain, autore di crime novels irripetibili, Caldwell hastabilito da subito che genere di storie voleva racconta-re, e da allora, tranne poche eccezioni, ha continuato aseguire lo stesso filone in altri venticinque romanzi circae in numerosi racconti e scritti.
La sua opera più famosa è stata La via del tabacco, pubblicato nel 1932. Quando apparve nelle librerie col-pì i lettori come un fulmine scagliato direttamente daZeus. Non c’era mai stato niente di simile. Era un libroagile, veloce, spudorato. Per un lungo periodo la fami-glia contadina dei Lester è stata famosa almeno quanto iJoad di Furore, il capolavoro di Steinbeck.
Se però i poveri bianchi di Steinbeck erano essenzial- mente persone nobili e forti che lottavano per sopravvi-vere in tempi difficili, i sudisti gotici di Caldwell erano avi-di, sessuomani e nobili quanto può esserlo un’erezione daViagra. E avevano la stessa possibilità di redimersi di unmaiale che sguazzi nel suo truogolo. L’approccio di Cald- well suggeriva chiaramente che i Lester non erano poverie ignoranti per natura o indole, ma che erano state la po-vertà e l’ignoranza a trasformarli in quel che erano. Il personaggio principale di La via del tabacco, Jeeter Lester, è quasi un puro, nella sua ignoranza e nella suadepravazione sociale. Infantile da un lato, ossessionatodalla morte dall’altro, terrorizzato che il suo corpo, co-me quello di suo padre, venga abbandonato in un fieni-le e rosicchiato dai topi, più che vivere la sua vita Jeetersi muove incespicando da un piccolo evento all’altro,sbagliando tutte le sue scelte. Il romanzo di Caldwell hauna struttura episodica che fa pensare per più di unaspetto ai libri di Jim Thompson, ma con un maggiorcontrollo dei materiali e una scrittura di qualità superio-re. L’intento di Caldwell era estremamente serio, colto,insolito. È probabile che autori come John Fante e Char-les Bukowski abbiano avuto un approccio alla materianarrativa molto più simile al suo rispetto a Thompson, enon è da escludere che abbiano subito direttamente ilsuo influsso. Proprio come loro, Caldwell aveva un gu-sto e un occhio allenati a cogliere il grottesco, l’insolito,gli aspetti più infimi della natura umana.
La famiglia di La via del tabacco e le persone che le ruo- tano attorno ricordano più un branco di bestie selvaticheche un agglomerato di esseri umani: spose dodicenni, pro-stitute predicatrici dall’aspetto deforme e uomini pronti asposare qualunque donna sia in condizione di metterli alvolante di un’auto con una tromba che funzioni. È una pa-rata insolita e affascinante di personaggi ed eventi, che tra-scina il lettore come se fosse legato a un mulo fuggito dal-la stalla, in una corsa sfrenata che si conclude con un’esplo-sione purificatrice, un momento di abbagliante chiarezza.
Il piccolo campo, pubblicato nel 1933, è appena meno famoso di La via del tabacco, ed è possibile che sia addi-rittura superiore. L’avarizia fa da combustibile al ro-manzo come la legna secca a un incendio. Il “piccolocampo” è un acro di terreno che Ty Ty Walden ha desti-nato a Dio. La promessa prevede che, se in quell’acrodovesse essere trovato dell’oro, Ty Ty lo cederà a Dio, opiù esattamente alla chiesa. Ma il protagonista continuaa spostare il piccolo campo in modo da non essere maicostretto a scavare sul terreno destinato a Dio, con il ri-schio di scoprire l’oro e di trovarsi poi obbligato a do-narlo alla chiesa. Aggiungete alla mistura stupro, incesto, omicidio, la stupidità spinta al massimo livello possibile, un pugno difigli infuriati e una figlia ninfomane, per non parlare del-la cognata di Ty Ty, descritta come la controparte fem-minile del demonio, e avrete la combinazione ideale perun romanzo divertente quanto catastrofico; un meccani-smo perfetto attraverso il quale una storia fortemente co-mica diventa progressivamente seria e tragica come unattacco di cuore.
Erskine Caldwell ha scritto molti altri grandi roman- zi e tra questi il mio preferito, Fermento di luglio, pub-blicato nel 1940. Fermento è meno comico dei libri cheho menzionato finora e affronta un tema trattato da di-versi scrittori del Sud, da Faulkner a Harper Lee, e ol-tre: la situazione nel Sud dei neri, spesso considerati es-seri inferiori. Fermento di luglio si svolge in un periodonel quale il linciaggio prevaleva sulla legge ordinaria, al-meno quando c’era di mezzo un uomo di colore. Vi eraun atteggiamento diffuso secondo il quale, se non si sa-peva chi fosse stato a commettere un certo crimine, non restava che andare ad “acchiappare un negro”. In Fer-mento, perfino coloro che sospettano l’innocenza di unnero accusato di aver violentato una donna bianca pre-feriscono lasciare che venga linciato per non subire lerappresaglie dei loro vicini bianchi. L’idea che un bian-co possa mostrare benevolenza verso un nero e venirchiamato “amico dei negri” era un marchio assai più te-muto di quanto non lo fosse lasciare un nero potenzial-mente innocente nelle mani di una folla scatenata, pron-ta a umiliarlo e ucciderlo. La convinzione comune erache se ti eri sbagliato, pazienza. Si trattava comunque so-lo di “un negro in meno”: un’opinione che ho sentito ri-petere troppo spesso durante la mia adolescenza e cherende Caldwell tanto più autentico ai miei occhi.
Val la pena ricordare che i romanzi di Caldwell han- no fatto infuriare così tanti uomini del Sud, e quanto aquesto anche tanti cittadini “virtuosi” nel resto degli Sta-ti Uniti, che alcuni dei suoi libri vennero sequestrati dal-le autorità e considerati osceni e indecenti. I processi pervilipendio che ne conseguirono, e che rimangono degliautentici capisaldi della battaglia per la libertà di espres-sione, si conclusero con la vittoria di Caldwell: i suoi li-bri divennero di conseguenza ancor più celebri, trasfor-mandolo in uno degli autori più popolari di tutti i tem-pi, e probabilmente contribuendo a collocarlo sulla listanera che i presunti “esperti” riservano a chiunque siatroppo famoso, amato, ricco per meritare l’attenzionecritica rivolta ai grandi capolavori letterari.
Questa ristampa italiana delle migliori opere di Cal- dwell (che ha il sapore di una liberazione) è assoluta-mente meritata. Spero che la sua stella torni a brillare,che il suo talento venga riconosciuto e che possa final- mente essere collocato, se non sulla stessa fila di WilliamFaulkner e Flannery O’Connor, almeno in un postod’onore nel piccolo stadio che ospita i più grandi scrit-tori del Sud degli Stati Uniti.
Con un sacco di rape invernali sulla schiena, Lov Bensey si trascinava a fatica, affondando fino alle cavi-glie nella sabbia bianca della via del tabacco, devastatadalle piogge. Per rimediare quelle rape aveva dovutosgobbare, e non poco; andare e tornare a piedi da Fullerera una faccenda lunga e faticosa.
Il giorno prima, Lov aveva sentito dire che da quelle parti c’era un tizio che vendeva le rape a cinquanta cen-tesimi il sacco, perciò si era alzato di buon’ora ed era par-tito con mezzo dollaro in tasca. Aveva già fatto più di die-ci chilometri e gliene mancavano ancora due abbondantiper arrivare a casa sua, vicino alla carbonaia. Quando Lov posò il sacco e si fermò davanti alla casa c’erano già quattro o cinque Lester in piedi nell’aia, chelo guardavano. In realtà lo stavano spiando da quandoun’ora prima era apparso in cima alla duna, a tre chilo-metri di distanza. E adesso che era arrivato a tiro eranopronti a impedirgli di portare via quelle rape.
Lov però aveva una moglie da sfamare, oltre a se stes- so, ed era deciso a non permettere a nessuno dei Lesterdi avvicinarsi troppo al suo sacco. Di solito, quando pas-sava da quelle parti con un sacco di rape o di patate dol- ci, o con qualunque altra provvista, lasciava la strada acinquecento metri dalla casa e faceva il giro largo attra-verso i campi, per tornare sulla via del tabacco solo a di-stanza di sicurezza dai Lester. Quel giorno, però, dove-va parlare a Jeeter di una cosa molto importante, perciòsi era avvicinato alla casa più di quanto avesse mai fattoprima, se portava con sé delle rape o delle patate dolci.
La moglie di Lov era la figlia più piccola di Jeeter Le- ster, Pearl. L’estate prima, quando l’aveva sposata, avevasoltanto dodici anni.
Sotto lo sguardo vigile dei Lester, Lov si bloccò in mezzo alla strada. Si era lasciato scivolare il sacco dallaspalla, ma lo teneva stretto e chiuso con tutte e due lemani. Negli ultimi dieci minuti nessuno nell’aia avevacambiato posizione. Aspettavano tutti che fosse Lov a fa-re la prima mossa. Se Lov era arrivato davanti casa loro e si era fermato, doveva avere i suoi buoni motivi; altrimenti si sarebbetenuto a debita distanza. Voleva parlare a Jeeter di Pearl.
Pearl si guardava bene dall’aprir bocca. Non diceva una sola parola, per quanto Lov tentasse di persuaderla, o perquanto si infuriasse; quando lo vedeva tornare dalla car-bonaia correva a nascondersi, e se lui la trovava, riuscivasempre a svicolare e fuggiva di gran carriera nei campi disaggina. A volte restava là fuori tutta la notte e rientrava so-lo la mattina dopo, quando Lov era già tornato al lavoro.
D’altronde, Pearl non aveva mai parlato in vita sua.
Non perché non ne fosse capace, ma perché non le an-dava. Quando era ancora a casa Lester, prima che Lovla sposasse, si teneva sempre in disparte e capitava spes-so che non aprisse bocca per giorni interi. Solo sua ma-dre, Ada, era riuscita a parlare con Pearl, cavandone ap- pena qualche monosillabo di tanto in tanto. E del restoAda era fatta allo stesso modo: aveva cominciato a par-lare spontaneamente soltanto da dieci anni, e prima diallora Jeeter aveva avuto con lei le stesse difficoltà cheadesso Lov trovava con Pearl.
Lov la tempestava di domande, la prendeva a pedate, le rovesciava dell’acqua addosso, le tirava sassi e pezzi dilegno e faceva qualunque cosa gli venisse in mente perconvincerla ad aprir bocca. Pearl piangeva a dirotto, so-prattutto quando si faceva male sul serio, ma Lov nonconsiderava quelle lacrime una forma di conversazione.
Voleva sentirsi chiedere se gli doleva la schiena, quandosarebbe andato a tagliarsi i capelli o quando sarebbe pio-vuto di nuovo. Ma Pearl non spiccicava parola.
Aveva già parlato a Jeeter diverse volte di quei pro- blemi, ma Jeeter non sapeva cosa avesse Pearl che nonandava. Era sempre stata così, fin da piccola, gli spiega-va; e anche Ada parlava solo da qualche anno. Quel cheJeeter non era riuscito a ottenere in quarant’anni, lo ave-va ottenuto la fame. Era stata la fame a scioglierle la lin-gua e da allora non aveva fatto che lamentarsi. Jeeter nonaveva nemmeno provato a suggerirgli di prendere Pearlper fame, perché sapeva che sarebbe andata a mendica-re il cibo da qualche altra parte, e non avrebbe avuto dif-ficoltà a procurarselo. «A volte penso che abbia il diavolo in corpo», ripete- va spesso Lov. «Per conto mio, non ha un briciolo di re-ligione, dentro. Quando muore brucerà all’inferno, po-co ma sicuro».
«Forse non è soddisfatta del suo matrimonio», aveva suggerito Jeeter. «Magari non è contenta di quello che lepassi».
«Ho fatto tutto il possibile per soddisfarla. Ogni set- timana, quando prendo la paga, vado a Fuller e le com-pro un regalino. Le porto del tabacco da fiuto, ma leinon lo vuole; le compro degli scampoli di tela, ma si ri-fiuta di cucirli. Magari vuole qualcosa che io non ho eche non posso procurarle. Vorrei tanto sapere di che sitratta. È così bella… quei boccoli biondi che le scendo-no sulle spalle mi fanno impazzire. Non so davvero co-me andrà a finire, questa storia. La desidero più di quan-to un uomo abbia mai desiderato sua moglie».
«Secondo me è troppo giovane per apprezzare certe cose», aveva affermato Jeeter. «Non è ancora cresciutacome Ellie May, Lizzie Belle, Clara e le altre ragazze.
Pearl è ancora una bambina. Anche a vederla, non dire-sti certo che è una donna».
«Se sapevo che si comportava così, forse non avrei in- sistito tanto per averla in moglie. Avrei potuto sposare unadonna che voleva stare con me. Però non voglio che Pearlse ne vada. Ormai ci ho fatto l’abitudine a vedermela in-torno, e sono sicuro che mi mancherebbero i suoi bei boc-coli biondi. A volte mi danno un senso di solitudine, an-che se non capisco perché. E per quanto si comporti co-me si comporta, che sia carina è poco ma sicuro».
Quel giorno Lov era tornato a casa e aveva riferito a Pe- arl cosa aveva detto Jeeter, ma lei era rimasta immobile sul-la sua sedia, senza dar segno di voler rispondere. A quelpunto, Lov si era ritrovato senza la minima idea di cosa fa-re. Però, aveva capito una volta per tutte di avere davantiuna bambina. Durante gli otto mesi di matrimonio si eraalzata di cinque o sei centimetri ed era aumentata di sette ootto chili, ma per quanto continuasse a crescere in altezzae di peso non arrivava comunque ai cinquanta chili.
Stavolta, Lov voleva parlare a Jeeter di una cosa in par- ticolare: Pearl si rifiutava di dormire con lui. Erano sposa-ti da quasi un anno e continuava a dormire per conto suo,per terra, su un pagliericcio, senza lasciarsi baciare o anchesolo toccare. Lov le aveva detto che le vacche erano inuti-li fino a quando non venivano fecondate, e che il motivoper cui l’aveva sposata era poterla baciare, accarezzarle iboccoli d’oro e dormire con lei; ma Pearl non aveva datosegno di averlo sentito, o di aver capito di cosa stesse par-lando. Oltre che baciarla e parlare con lei, Lov desideravapoterla guardare negli occhi, ma anche quel piacere gli ve-niva negato; quando le si piantava davanti, gli occhi azzur-ro pallido di Pearl erano sempre rivolti altrove.
Lov era ancora fermo in mezzo alla strada e guardava Jeeter e gli altri Lester sull’aia. Aspettavano che fosse luia fare la prima mossa, amichevole od ostile poco impor-tava, finché c’erano rape nel sacco.
Jeeter guardava Lov e si chiedeva dove avesse rime- diato quelle rape. Non gli passava neanche per l’antica-mera del cervello che Lov potesse averle comprate e pa-gate; ormai era giunto da un pezzo alla conclusione chel’unico modo di procurarsi del cibo fosse rubarlo. Quel-l’anno, però, non era riuscito a scovare un solo campo dirape nel raggio di dieci chilometri. L’anno prima i Pea-body avevano seminato a rape un terreno da due acri,ma si erano ritrovati a doverlo difendere con i fucili, equell’anno avevano rinunciato all’impresa. «Perché non vieni qui nell’aia, Lov? Non ha senso che te ne stai lì sulla via del tabacco. Dài, vieni a riposarti».
Lov non rispose e non si spostò di un centimetro. Sta- va valutando il rischio di entrare nell’aia contro la sicu-rezza di restare dove si trovava. Da qualche settimana pensava di prendere delle funi da traino e usarle la notte per legare Pearl al letto. Ave-va provato di tutto, a parte la forza, ed era ancora decisoa fare in modo che lei si comportasse come secondo luidoveva fare una moglie. Prima di proseguire con il suonuovo piano, però, voleva sentire il parere di Jeeter. Eraconvinto che, dopo aver combattuto per una vita conAda, lui avrebbe saputo dirgli se la sua idea era pratica-bile. Lov sapeva che un tempo Ada si era comportataesattamente come Pearl, ma Jeeter era stato trattato co-munque in modo diverso perché Ada gli aveva dato di-ciassette figli, mentre Pearl non aveva nemmeno comin-ciato a prepararsi per il primo. Se Jeeter gli avesse detto che legare Pearl al letto era un’idea accettabile, non avrebbe esitato a metterla in at-to. Jeeter era molto più esperto di lui in quelle cose: era-no quarant’anni che era sposato con Ada.
Lov sperava che Jeeter si sarebbe offerto di accompa- gnarlo alla casa vicino alla carbonaia e di aiutarlo a lega-re Pearl al letto. Ogni volta che cercava di acchiapparla,Pearl si difendeva con una tale furia che dubitava di riu-scire a combinare qualcosa senza l’aiuto di Jeeter. I Lester erano fermi in mezzo all’aia e sulla veranda, aspettando di vedere cosa avrebbe fatto Lov. Quel gior-no in casa c’era stato ben poco da mangiare; tutto ciòche avevano trovato sedendosi a tavola era stato una mi-nestra salata, che Ada aveva preparato mettendo a bolli-re delle cotenne di maiale in una pentola d’acqua, e delpane di granturco. In ogni caso, il cibo non bastava pertutti e quando la vecchia nonna aveva provato a entrare,era stata sbattuta fuori dalla cucina.
Ellie May stava nascosta dietro un albero dei rosari, e sbirciava Lov. Faceva capolino da un lato all’altro deltronco, nel tentativo di attirarne l’attenzione.
Ellie May e Dude erano gli unici figli rimasti a casa.
Tutti gli altri Lester erano andati via e si erano sposati.
Alcuni se l’erano filata alla chetichella, fingendo di anda-re alla carbonaia per veder passare i treni merci. Dopodue o tre giorni, non vedendoli tornare, i genitori e i fra-telli avevano capito che non si sarebbero più fatti vedere. Dude faceva rimbalzare una palla da baseball sbilen- ca contro un muro della casa e la raccoglieva al volo. Lapalla colpiva il bersaglio come un tuono, scuotendo le as-sicelle allentate, e la vibrazione si trasmetteva a tutto il re-sto della casa, facendola ondeggiare. I lanci si sussegui-vano a ritmo regolare e la palla rimbalzava con infallibileregolarità nella sabbia dell’aia, atterrando ai suoi piedi.
La casa, di tre stanze, era appoggiata in precario equi- librio sopra delle sottili scaglie di arenite sistemate aiquattro angoli. Le pietre erano state impilate una sull’al-tra e le travi inchiodate alla meno peggio. La semplicità el’eccessiva disinvoltura con cui era stata costruita la ca-sa si facevano sempre più evidenti con il trascorrere deltempo. La parte centrale si era infossata; la veranda siera inclinata, staccandosi dalla casa, e si era abbassata dialmeno trenta centimetri, e anche il tetto, senza il soste-gno delle travi, aveva ceduto nel mezzo. Le tegole eranoquasi tutte marcite e dopo ogni tempesta di vento nel-l’aia se ne trovavano frammenti sparsi dappertutto.
Quando l’acqua colava dal tetto, i Lester si spostavanoda una parte all’altra della stanza, giocando a rimpiatti-no fino a quando la pioggia non dava loro partita vinta.
La casa non era mai stata intonacata.
Jeeter stava tentando di rattoppare una camera d’aria bucata. Ripeteva in continuazione che se fosse riuscito agonfiare tutte e quattro le ruote della sua vecchia autoavrebbe portato un carico di legna ad Augusta e l’avreb-be venduto. I taglialegna prendevano due dollari per ognicarico di pino stagionato, ma la quercia nera che Jeetertentava di vendere come combustibile non gli fruttavamai più di cinquanta, al massimo settantacinque centesi-mi. Di solito, quando riusciva a portare un carico fino adAugusta, piazzarlo risultava impossibile; a quanto pare-va, nessuno era tanto stupido da comprare della legna piùdura del ferro. Le gente gli diceva senza mezzi terminiche era testardo come un mulo, a voler vendere quercianera come legna da ardere, e tentava di convincerlo checome combustibile non valeva un soldo bucato. Ma Jee-ter spiegava loro che voleva disboscare il suo terreno per-ché aveva intenzione di riprendere a coltivarlo.
Nel frattempo, Lov si era avvicinato di qualche passo all’aia e si era seduto sulla via del tabacco, con i piedi nelrigagnolo di scolo. Con una mano stringeva il sacco all’im-boccatura, dove lo aveva legato con un pezzo di spago. Ellie May continuava a sbirciare da dietro il tronco, tentando di attirare l’attenzione di Lov. Ogni volta chel’uomo si voltava nella sua direzione, lei si ritraeva dibotto, per non farsi vedere. «Che cos’hai in quel sacco, Lov?», gridò Jeeter attra- verso l’aia. «Ti ho visto arrivare da lontano con quel sac-co in spalla, e sarei davvero curioso di sapere cosa ci tie-ni dentro. Ho sentito dire che quest’anno c’è qualcunoche ha delle rape».
Lov strinse ancora più forte il sacco, facendo correre lo sguardo da Jeeter agli altri Lester. Vide Ellie May chefaceva capolino da dietro l’albero dei rosari.
«Hai faticato parecchio per procurarti la roba che hai in quel sacco, Lov?», disse Jeeter. «Mi sembri stancomorto».
«Voglio dirti una cosa, Jeeter», ribatté Lov. «Riguar- «Che altro ha fatto quella ragazza, Lov? Ti tratta an- «Fa le solite cose, ma comincio proprio a stancarmi.
Non mi piace come si comporta. Non mi è mai andatogiù, ma ogni volta diventa peggio. E i negri mi prendo-no tutti in giro per come si comporta con me».
«Pearl è proprio come sua madre», disse Jeeter. «Ai suoi tempi, anche Ada faceva le cose più strane che sipossano immaginare».
«Ogni volta che la vorrei accanto, lei scappa via, e se la chiamo non torna mai indietro. Ora, dico io, che ca-volo mi sono sposato a fare se non ne traggo alcun be-neficio? Non è così che Dio ha stabilito. Non è così chevuole veder trattato un uomo. Che una donna stuzzichiil marito per ricavarne ciò che desidera è normale, manon è questa l’intenzione di Pearl. Lei non fa così perstuzzicarmi, ma l’effetto che ottiene è proprio quello. Eadesso ho bisogno di una donna che non sia…».
«Che cos’hai in quel sacco, Lov?», disse Jeeter. «È da più di un’ora che ti guardo, da quando sei apparso in ci-ma a quella duna, là in fondo».
«Rape, per Dio», disse Lov, guardando le donne del- «E dove le hai trovate, Lov?».
«Sì, ti piacerebbe saperlo!».
«Stavo pensando che magari potremmo metterci d’ac- cordo, tu e io. Insomma, potrei andare a casa tua e dire a Pearl che deve dormire nel letto con te. Era di questoche volevi parlarmi, giusto? Vuoi che dorma nel lettocon te, vero?».
«Non ha mai dormito nel mio letto. Tutte le notti dor- me per terra, su quel dannato pagliericcio. Pensi di po-terle far cambiare idea, Jeeter?».
«Sarei lieto di trovare un argomento convincente per farle cambiare idea. Naturalmente se tu e io troviamo unaccordo per quelle rape, Lov».
«È per questo che sono venuto: per parlarti di Pearl.
Ma non te ne darò neanche una, di rapa. Ho dovuto pa-gare cinquanta centesimi per questo sacco e sono dovu-to andare e venire a piedi da Fuller per procurarmelo.
Sei il padre di Pearl e non dovresti farti pagare per inse-gnarle come comportarsi. Se le dico io di fare una cosa ècome se parlassi al vento».
«Cristo di un Dio, Lov, tutte le stramaledette rape che ho seminato quest’anno sono zeppe di vermi. E non ve-do una rapa decente dalla scorsa primavera. Tutte le mierape sono piene di quei maledetti vermi verdi, Lov. Per-ché Dio li abbia creati, quei vermi schifosi, devo ancoracapirlo. Secondo me se la prende un po’ troppo con noipoveracci. L’anno scorso ho passato tutto l’autunno azappare un pezzo di terra per seminarci le rape e proprioquando erano grandi abbastanza per tirarle fuori e man-giarle, ecco che sono saltati fuori quei maledetti vermiverdi e le hanno svuotate fino al cuore. Eh sì, il buonDio stavolta ha davvero esagerato. Ma non voglio la-mentarmi, Lov. Io dico che il buon Dio ne sa molto piùdi noi, sulle rape. Uno di questi giorni ci rovescerà ad-dosso un diluvio di prosperità e tutti noi poveracci avre-mo da mangiare a sazietà e vestiti in abbondanza. Non può peggiorare ogni anno, come succede dai tempi dellagrande guerra. Un giorno o l’altro Dio dirà basta e co-stringerà i ricchi a restituire tutto quello che hanno pre-so a noi poveracci. Dio ci renderà giustizia. Non lasceràche le cose vadano avanti come adesso. Però dobbiamosmettere di imprecargli contro quando non abbiamo damangiare. Se continuiamo a farlo, ci spedirà dritti all’in-ferno, a fare compagnia al demonio».
Lov trascinò il sacco di rape sull’altro lato del fosso, e si risedette. Jeeter mise via la camera d’aria bucata e re-stò in attesa.

Source: http://www.fazieditore.it/Data/Libri/Pdf/1140.pdf

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