Nonostante non abbia ancora incontrato ufficialmente il suo futuro sposo, ma l'abbia semplicemente spiato da lontano, la giovane Shira Mendelman non potrebbe essere più ansiosa e felice all'idea di sposarsi; anche solo la prospettiva di cominciare una vita propria, di vivere le emozioni del corteggiamento prima e del matrimonio poi, è una ragione più che sufficiente per attendere impaziente che terminino i festeggiamenti per il Purim e cominci il rito ufficiale di fidanzamento. Nel bel mezzo del giorno di festa però, la sorella maggiore, incinta al nono mese, muore dopo aver partorito un figlio maschio e la vita dell'intera famiglia viene messa sottosopra.
La sposa Già straziata dal dolore di aver perso la figlia, la madre di Shira adesso deve
affrontare anche la possibilità di perdere il nipotino appena nato visto che la
promessa famiglia del fresco vedovo, Yochai, sta spingendo affinché egli si risposi subito
con una ragazza che vive in Belgio. Come risolvere questa situazione
apparentemente senza via d'uscita? Come fare in modo che questo terribile
dolore possa in qualche modo essere attutito? L'unica soluzione è quella di
proporre un matrimonio tra Shira e Yochai, ma prima bisogna convincere i due
interessati e soprattutto la ragazza che dovrebbe così rinunciare a quell'idea
romantica del matrimonio avuta sin da piccola.
Opera prima di Rama Burshtein, Fill the void è un esordio a cui tributare un
benvenuto sentito e meritato, per la coerenza delle scelte forti di regia e
l'emozione che scorre in esso, dapprima sottile come un ruscello poi sempre più
simile ad un fiume in piena, che non straripa però dagli argini di una forma
stretta, rigida e adottata volontariamente. Esattamente com'è per il sentimento
amoroso tra un uomo e una donna nella comunità in cui si ambienta il film,
regolata da riti e precetti il cui rispetto formale è inteso in tutto e per tutto
come sostanziale, e all'interno dei quali una libertà non lesiva è possibile, ma va
È di questo spazio ristretto al massimo, di cui gli interni delle case non sono che
un riflesso, uno strumento, che tratta il film della Burshtein: la storia di una
scelta che viene dall'alto e si trasforma in una scelta del cuore. O, come
probabilmente direbbe uno di loro, la scelta di una corrispondenza rinvenuta
dove era già presente anche se sembrava impossibile. Dall'esterno, si può
comprendere o meno, accettare o meno, ma la forza del film sta proprio
nell'evitare di porre un confronto tra il mondo laico e il mondo religioso. Tutto si
svolge all'interno di un contesto (non solo materiale) confinato, esotico e
probabilmente realmente incomprensibile a chi non gli appartiene, ma dove
l'amore, il dubbio, il desiderio, la paura e la felicità sono quelli che invece
conosciamo tutti nello stesso modo, e dove non mentire a se stessi è il comandamento universale che non dovrebbe conoscere pareti divisorie. Pur raccontando dall'interno la comunità chassidica, da una distanza si direbbe nulla e sicuramente non critica, la regista sfrutta narrativamente le convenzioni religiose allo stesso modo in cui il cinema in costume sfrutta le costrizioni sociali per enfatizzare il sentimento attraverso la sua compressione forzata, e non dimentica l'umorismo nel tratteggiare le figure del contorno parentale, perché, anche se prende l'avvio da un lutto, Fill the void film è solo e soltanto un film d'amore. Nonostante le differenze temporali e culturali, questo La sposa promessa sembra quasi una storia alla Jane Austen, uno sguardo intimo sul mondo ebraico ortodosso, un mondo chiuso su se stesso in fondo non troppo diverso da quello più volte raccontato dall'autrice di Orgoglio e pregiudizio che anche in questo caso viene raccontato dall'interno, da una regista molto religiosa e spesso dedita a promuovere le espressioni culturali della comunità ultra-ortodossa. E' propria questa particolarità a rendere speciale il film, la grande attenzione e il rispetto di questa regista nel raccontare una storia che le sta evidentemente molto a cuore, una storia che in mano ad un qualsiasi altro regista sarebbe probabilmente diventata una critica tagliente e feroce ad una società che adesso appare anacronistica, ma che invece in questo modo si trasforma in una grande, anche se atipica, storia di amore di figlia, sorella e donna. Ad aiutare la regista nella sua piccola impresa tante convincenti interpretazioni da parte di tutto il cast, ma tra le quali spicca senza dubbio quella della esordiente Hadas Yaron, la cui Shira sprizza innocenza e dolcezza dalla prima all'ultima scena.
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Responsable de la Sección: Pilar Aguirre LINGÜÍSTICA GENERAL 001 Acquaviva, P.: Lexical Plurals. A Morphosemantic Approach 2008 – xii + 295 pp. € 37,50 INDICE: Aims and assumptions — 1. A Typology of Lexical Plurals: Varieties of non-inflectional plurals — Plurals and morphological lexicality — The meaning of lexical plurality — 2. Four Case Studies: Italian irregul